martedì 9 marzo 2010

Finalmente turista II o "Volpi volanti, sbirri gay e altre storie"

Bonsoir! (la convivenza con i transalpini inizia a sortire i suoi effetti)
Come state? Questa settimana il vostro ha iniziato le lezioni, anche se la sensazione di essere in vacanza non è ancora svanita del tutto. L’aspetto più socialmente interessante delle lezioni a cui ho avuto modo di assistere, è la composizione delle classi: più dell’80% dei miei compagni è cinese (li riconosci per il pessimo inglese e la scarsa padronanza nello scegliere il vestiario). La domanda che mi sono posto più volte nel corso di questa first week è stata: “ma dove sono gli australiani?”
Ma bando alle ciance. Iniziamo.

Prima cosa: la casa. All’inizio ero un po’ scettico sul vivere con tutta questa marea di persone, ma mi sono ricreduto in fretta. Il bello di vivere al 91 di Old South Head Road è che non c’è mai un momento in cui ti trovi solo. Alla sera non serve invitare gente per fare baldoria: anche se c’è solo un terzo dei coinquilini in salotto, può venire fuori una bella baraonda. Le persone che vivono qui hanno alle spalle i passati più svariati, ma tutti hanno qualche storia interessante da raccontare. Anche le provenienze sono le più varie: oltre al nutrito gruppo europeo (francesi, italiani e inglesi per lo più), vi sono un cileno, due brasiliane, una coppia giapponese e un neozelandese. Siamo alla ricerca di un africano per completare la collezione dei continenti, ma sembra che Rudy abbia uno zio della Sierra Leone, quindi possiamo dargliela buona.
Questa notte sarà la prima notte nella nuova stanza, nonchè la prima notte in cui dormo da solo da quando sono arrivato a Sydney. Non ci ero più abituato. Ho finalmente svuotato le valigie, con le camicie che mi imploravano di tirarle fuori dopo 3 settimane di prigionia nella plastica. Non escludo però di tornare a vivere in tripla, un po’ perchè costa 100 dollari in meno a settimana, un po’ perchè, nonostante il casino che regnava sovrano, mi ci trovavo bene. Vedremo.

Ma parliamo un po’ di questa città. O meglio di queste città. Perchè Sydney può essere tante città allo stesso tempo. É Singapore, con i grattacieli del suo business district affacciati sul mare. É inglese nel sangue, ma asiatica d’adozione. É uno sterminio di porticcioli provenzali, con le sue decine di baie piene di barche a vela. É Camden Town, a Newtown, con i suoi locali alternativi e gli imponenti graffitti sui muri. É Lisbona, con le sue salite ripide e inaspettate e con il suo onnipresente ponte. É un placido paesino inglese, come ad Erkensville, dove le macchine non si sentono, i bambini giocano per strada e le case a due piani sono allo stesso tempo tutte uguali e diverse tra loro. É le sue spiaggie, forse come nessuna altra metropoli al mondo. É i suoi quartieri residenziali con le villette con giardino e piscina e vista sulle barche a vela che si sfidano nella baia. É Amsterdam, a Kings Cross, che se avete letto i post precedenti non c’è bisogno di ulteriori spiegazioni. É i suoi parchi, dove si possono incontrare dagli opossum ai pappagalli. É molto Londra, pur senza la sua eleganza ma con un tempo decisamente migliore. Sydney mi ricorda tutti questi altri posti, ma non è simile a nessuno di questi nel suo complesso. Col tempo sono sicuro che riuscirò a capire meglio l’anima di questa città, ma finora il feedback è certamente positivo.

Poco fa ho menzionato i suoi parchi. La settimana scorsa sono stato al Royal Botanic Garden, un enorme giardino botanico a due passi dalla City. Sarà che vengo da un paese che ignora spesso l’importanza del verde pubblico, e che spesso all’estero rimango colpito dal fatto che in questi parchi vivono animali diversi dalle pantegane, ma questo ha superato ogni aspettativa. La sua location lo aiuta, con la vista dell’Opera House e del ponte dietro. Ma anche se non ci fosse questo panorama (il che non è una cosa da poco), sarebbe lo stesso un posto da favola. É difficile riuscire a camminare senza alzare continuamente lo sguardo per vedere pennuti come questo. Per non parlare delle piante. E di questi. Durante il giorno, vi sono centinaia di questi pipistrelli che dormono. Quando poi iniziano a volare e aprono le ali, capisci anche perchè Wikipedia spiega che il loro nome inglese è Grey-Headed Flying Foxes, volpi volanti dalla testa grigia. Se i pipistrelli che si vedono da noi sono niente più che topi alati, questi hanno le dimensioni di un cagnolino. Tra tutti gli esseri che solcano i cieli di Sydney, sono loro a suscitare più rispetto. Forse è anche quello che ha pensato Bruce Wayne, quando ha deciso che sarebbe diventato Batman.

Oltre alla flora e alla fauna, del Royal Botanic Garden ho apprezzato moltissimo lo stile con cui è gestito. I cartelli che invitano a togliersi le scarpe e a godersi una passeggiata nell’erba tagliata si contano a decine. Non mi sono lasciato pregare. Allo stesso tempo però raccomandano di non calpestare la terra delle aiuole (è sempre bello scrivere la parola più corta con tutte e 5 le vocali), in quanto sotto la suola delle scarpe è spesso presente un fungo che potrebbe compromettere la salute delle piante.
Se non avessi dimenticato l’Ipod a casa (cazzo cazzo cazzo), finchè stavo seduto sugli scogli a guardare i catamarani passare sotto l’Harbour Bridge, avrei sicuramente ascoltato "Us and them" dei Pink Floyd. Da quando una mattina, a Milano, uscendo dalla metropolitana, ascoltando questa canzone, ho visto il Duomo illuminato dal sole, l’ho sempre pensata come una rappresentazione in musica dell’uomo che sconfigge la natura, migliorandola. Qualche tempo dopo, quando ho visto 2001 Odissea nello Spazio, ho scoperto che per descrivere una sensazione simile, Kubrick aveva preferito "Così parlò Zarathustra" di Strauss. A ognuno il suo. Quello che è certo è che mi è rimasta la voglia di ascoltare Us and them contemplando l’Opera House.

La sera della mia visita al Royal Botanic Garden sono poi andato a uno degli eventi più famosi di Sydney, il Mardi Gras, la sfilata gay più famosa dell’Oceania. Ma non è solo un evento gay. É una festa per tutta la città. É un Carnevale. Nella folla che assiste ci sono anziani e bambini, e anche la maggioranza degli spettatori è etero. Molti negozi espongono la bandiera arcobaleno simbolo del movimento LGBT. L’arteria principale della città si ferma. Tra i carri della sfilata vi sono quelli di tutti i principali corpi pubblici della città, dalla polizia, ai pompieri, all’agenzia che gestisce i trasporti. Per una nazione con una alta eterogeneità al suo interno, la difesa di ogni forma di diversità, siano esse etniche, religiose o sessuali, è un passo fondamentale.
La sfilata è iniziata con una processione di moto di grossa cilindrata. L’aspetto inusuale è che alla guida non vi erano cappelloni coi baffi e giubbotto in pelle, ma signore e signorine di tutte le età, stazze e livelli di femminilità, ma con preferenze sessuali abbastanza concordi. E saranno state diverse dozzine. (Ad onor del vero, dopo le fanciulle, sono scesi in campo anche i ragazzi, ma i motociclisti gay anche in Australia si contano sulle dita di due mani).
Poi è iniziata la sfilata vera e propria, molto simile a quella nostra del Carnevale, con carri rigorosamente gay friendly. Come prevedibile, l’obiettivo era smontare tutti i cardini del machismo. Oltre ai già citati pompieri e sbirri, vi erano carrozze dei giocatori di rugby, dei bagnini (una delle più belle dal punto di vista coreografico), dei militari e degli scozzesi (il cartello “I saw the Cockness Monster” ha suscitato parecchi applausi). Un altro carro particolarmente divertente era quello che prendeva in giro l’Islamismo oltranzista, con ballerine con burqa e tanga che ballavano sotto lo slogan “A new way of fundamentalism”.
Senza ombra di dubbio, è stata una serata diversa dalle altre.
Le foto del Mardi Gras sono venute uno schifo, ho fatto però dei video che caricherò in seguito. Intanto, se volete vedere un po' di foto: qui ho messo un po' di foto dei miei primi giorni a Sydney e qui quelle della passeggiata al Royal Botanic Garden. Enjoy!

Dopodomani vado in Tasmania, come già sapete, quindi ci sentiremo tra qualche giorno.

Chiudo con una supplica finanziaria. Un Dollaro Australiano un anno fa valeva circa 0,50 Euro. Quando sono arrivato valeva 0,65 abbondanti. Ora si prepara a sorpassare il muro del 0,67. Se va avanti così per luglio avremo la parità. Quindi, se non volete che il vostro beniamino inizi a vendere organi vitali per sopravvivere, comprate euri e vendete dollari australiani nel caso li aveste. Chi lo fa vince una foto autografata di Rudy con tanto di dedica.

Buona festa della donna a tutte le migliaia (stima per difetto) di lettrici affezionate a questo blog.

Chi non legge sul blog è Another Brick in the Wall.

Nessun commento:

Posta un commento