domenica 21 febbraio 2010

La ricerca della casa o "Sconfitto da un banker di Citigroup, Quasimodo e altre storie"

I posteri ricorderanno che, prima di centinaia di serate australiane dove andò a letto con il sole già alto, il vostro eroe trascorse un tranquillo primo sabato sera australiano, con sprofondamento nel materasso alle 23.30. Ma non temete, ci sarà tempo di rifarsi.

Nonostante la mia breve uscita, ho potuto constatare di come le teenager australiane abbiano scelto, quasi all’umanità, la Julia Roberts di Pretty Woman come icona di stile, prima però del suo incontro con Richard Gere.
Nella foto qui sotto ho provato a mostrare la decadenza dei costumi occidentali, in un normale sabato sera di Kings Cross. La foto è la migliore di quelle che sono riuscito a fare, perchè nonostante il baricentro basso, la protagonista della foto zampettava abbastanza velocemente.
Spero sia di vostro gradimento.



La zona del mio nuovo ostello è una delle più movimentate di Sydney da quanto mi pare di capire. La Lonely Planet lo definisce grunge. Finora non ho ancora visto niente che mi ricordi Kurt Cobain, ma di sicuro Kings Cross di sera fornisce una buona collezione di diversi tipi sociali. Oltre alle mignotte e ai papponi dei diversi strip club della via, vi sono infatti teenager ubriachi, vecchi, i cui polmoni hanno visto giorni migliori, fare l’elemosina, immancabili backpacker con sandali e zainone, tamarri che sgommano con la macchina truccata, hippy di tutte le età che suonano la chitarra sul lato della strada, cinquantenni in uscita per mangiare un gelato e presumibilmente qualche pusher.
Il nuovo ostello è anche un po’ più zozzo di quello precedente (mi sono trasferito ieri) ma i coinquilini sono simpatici e ti fanno venire voglia di partire con lo zaino in spalla.

Ma arriviamo al discorso casa.
Prima di tutto, non l’ho ancora trovata.
Le case che ho visto finora sono di due tipi: quelle dove più che la Lamuchina, per disinfettare servirebbe la fiamma ossidrica; e quelle che per affittare devi superare lo scoglio delle interviste. Perchè qui dovete sapere che quando più persone sono interessate alla stessa stanza, il proprietario li raduna in visita tutti alla stessa ora per vedere chi potrebbe essere il più adatto.
Ieri, per esempio, sono andato a vedere una stanza in una casa con tre californiane (so che questo spingerebbe molti di voi a venire a trovarmi, ma vi anticipo subito che non ce l’ho fatta!). Tutti gli interessati, prima di poter vedere la casa, venivano bersagliati da una serie di domande per vedere quale candidato rispondesse nel miglior modo alle esigenze delle inquiline. Io, nonostante abbia subito decantato le mie doti nella nobile arte dei fornelli e del ferro da stiro (!!!), sono stato sconfitto da un banker di Citi, che prometteva preziosi consigli per investimenti sicuri. La storia quindi si ripete: in questo mondo ingiusto il saper maneggiare swap e futures conta di più che saper preparare un delizioso piatto di spaghetti all’amatriciana.
Delle case della prima categoria (quelle della fiamma ossidrica per intendersi), una ha superato ogni livello immaginabile. La persona con cui avevo parlato al telefono mi aveva detto che non sarebbe potuto essere in casa, ma di non preoccuparmi, in quanto se avessi bussato alla porta, qualcuno mi sarebbe venuto ad aprire. Arrivo a destinazione e già una cosa mi sorprende: non ho bisogno di bussare alcuna porta in quanto questa è spalancata. Metto il naso dentro, provo a chiamare qualcuno, suono il campanello, ma niente. Al che, spazientito, stavo già pensando di andarmene quando da dietro spunta uno strano figuro, con la camminata che ricordava il gobbo di Notre Dame, solo che decisamente più brutto ed inquietante del Quasimodo della Disney. Quasy (nome di fantasia) mi invita quindi a seguirlo sul retro, perchè l’entrata è lì. Il vostro eroe, dribblando cani, mosche ed altre amenità come il Ronaldo dei tempi d’oro, riesce finalmente a farsi largo ed entrare nella “casa” (il virgolettato è per indicare che la definizione di “casa” non è certo la più appropriata). Avevo già deciso che non sarei mai andato a vivere lì, ma, dopo tutta la strada che avevo fatto, andarmene senza vedere la ragione del mio peregrinare non rappresentava una possibilità. Si scopre quindi che Quasy era un pittore e aveva adibito il piano terra della “casa” a atelier. Ma la parte più interessante, dal punto di vista della fauna batterica, era probabilmente la stanza che avrei dovuto affittare. So che può sembrarvi esagerato, ma quella stanza, come luce, sporcizia e anche un po’ per l’abitante, mi ricordava tantissimo quella di Seven, quando Brad Pitt e Morgan Freeman trovano uno che era rimasto legato al letto e torturato per mesi. Do you remember? Togliete le sevizie e la finta pioggia hollywoodiana alla finestra, e ci siete quasi. In questa stanza completamente buia e dove non si riusciva a vedere il pavimento per via di tutto ciò che vi era sopra, all’improvviso spunta una tipo collassato non si capisce dove da dietro una tendina che mi saluta con un grugno. “Well, thank you man, I’ll call you back!”
Qui sotto vi metto la foto dell’entrata della casa, ma vi garantisco che non è niente rispetto a quanto visto in seguito.

Un’altra casa, diciamo pittoresca, era con una hippy di mezza età, con dei parenti di Lucca, con la stanza che puzzava di cibo di gatto. Vabbè.
Oggi pomeriggio ho visto una casa che potrebbe andare bene, a metà tra l’università e le spiagge, e dove vivono due trentenni. Mi faranno sapere domani, finger crossed.
Nel caso non andasse nemmeno questa, lunedì andrò in agenzia e mi affiderò alle mani di un broker immobiliare dall’alito al mentolo.

Stare in ostello nel frattempo non è così male. L’unico fastidio è non poter aprire le valigie e sistemare le cose, ma per il resto è anche divertente. Le persone che sono qui hanno tutte una storia da raccontare. L’ultimo con cui ho chiacchierato un po’ è un ingegnere argentino che sta viaggiando da un anno e mezzo con fidanzata al seguito, tra Nuova Zelanda, Asia e Australia. Ora partiva per andare a Melbourne a lavorare presso un giostraio itinerante, ma tornerà a Sydney con il suo Luna Park verso aprile. Ci siamo scambiati le mail, non si sa mai. Il mondo è piccolo. E non avevo ancora nessun aggancio a Buenos Aires.

Vi lascio con la solita conclusione per farvi un po’ rosicare. Ho fatto il primo bagno nel Pacifico ieri a Bondi Beach. Più che il bagno, ho condotto una battaglia impari contro le poco pacifiche onde dell’oceano. Capisci anche perchè hanno inventato il surf: è l’unica maniera con la quale l’uomo può tentare di sconfiggere la forza del mare senza ricorrere a grandi barche (è vero anche che, almeno tra i principianti che ho visto oggi, il mare ha spesso la meglio).
Sono stato solo poche ore a Bondi, ma penso di aver capito la ragione del suo successo mondiale. La spiaggia è indubbiamente molto bella, ma non è certo la migliore al mondo. Persino i surfisti più seri tendono a snobbarla un po’, lasciando le sue onde ad essere cavalcate da europei alle prime armi. Ma c’è una cosa che ti colpisce immediatamente. Praticamente nessuno tra le centinaia di bagnanti ha più di 30 anni. É una sterminata spiaggia con sabbia finissima piena di giovani di tutto il mondo. Awesome!

Tenete le dita incrociate per la mia ricerca.

Chi non viene sul blog andrà a vivere con Quasy!

PS. Alla minimaratona di Verona di domani tifate tutti il corridore col pettorale 4380!

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